CURIOSITA’ SUL PRESEPE PAGANO

La tradizione del presepe in terracotta è sicuramente riconducibile al culto dei Lares Familiares, o Lari.

Presso gli etruschi e i romani i Lari erano gli spiriti degli antenati e dei parenti defunti che vegliavano sulla casa e la famiglia. Essi erano considerati alla stregua di divinità, a loro veniva dedicato un angolo della casa, dove, all’interno di piccole nicchie, venivano poste delle statuette di terracotta o di cera che li raffiguravano. In occasione del Solstizio d’inverno, i bambini della casa dovevano lucidare le statuette e usarle per comporre un paesaggio bucolico, davanti al quale la famiglia si riuniva a pregare e offrire cibo e vino. Il mattino seguente, i bambini trovavano accanto ai Lari dei doni, portati dagli spiriti dei defunti.

Questi “daimon” sono divinità minori o spiriti, spesso personificazioni di concetti astratti, esseri della stessa natura sia dei mortali che delle divinità, simili a fantasmi, eroi ctonici, guide spirituali, forze della natura o alle divinità stesse (vedi il Simposio di Platone). Secondo il mito di Esiodo, “grandi e potenti figure dovevano essere onorate dopo la morte come un daimon…” Un daimon non è tanto un tipo di essere quasi divino, secondo Burkert, ma piuttosto una “modalità peculiare” non personificata della loro attività. Nella Teogonia di Esiodo, Faetonte diventa un daimon incorporeo o uno spirito divino, ma, ad esempio, i mali liberati da Pandora sono dee mortali, keres, non daimones. Sempre secondo Esiodo, le persone dell’Età dell’Oro furono trasformate in daimones per volontà di Zeus, per servire benevolmente i mortali come loro spiriti custodi; “esseri buoni che dispensano ricchezze… tuttavia, rimangono invisibili, conosciuti solo attraverso i loro atti”. I daimones degli eroi venerati erano localizzati mediante la costruzione di santuari, in modo da non vagare inquieti, e si credeva che conferissero protezione e buona fortuna a coloro che offrivano il loro rispetto.

Una tradizione del pensiero greco, che trovò accordo nella mente di Platone, era di un daimon che esisteva all’interno di una persona fin dalla nascita, e che ogni individuo veniva ottenuto da un singolare daimon prima della loro nascita mediante sorteggio.

Nell’Antico Testamento, spiriti maligni appaiono nel libro dei Giudici e nei Re. Nella Septuaginta, fatta per gli ebrei di lingua greca di Alessandria, la parola greca ángelos (ἄγγελος, “messaggero”) traduce la parola ebraica mal’akh, mentre daimónion (δαιμόνιον; pl. daimónia (δαιμόνια)), che porta il significato di uno spirito naturale che è meno divino (vedi sovrannaturale), traduce la parola ebraica shedim così come la parola se’irim in alcuni versetti e parole per gli idoli (divinità straniere), e descrive l’essere Asmodeo nel Libro di Tobia. L’uso di daimōn nel testo greco originale del Nuovo Testamento fece sì che la parola greca venisse applicata al concetto giudeo-cristiano di uno spirito maligno già all’inizio del secondo secolo d.C.

Il presepe cristiano cattolico non fu mai presente sino al XII secolo dove una leggenda narra che Francesco d’Assisi, noto per la sua vita di povertà e la sua passione per il Vangelo, ne inventò uno in forma umana a Greccio, vicino a Rieti. In realtà l’avvenimento nella stagione invernale non fu mai confermato dai suoi discepoli bensi’ avvenne a settembre al ritorno di un viaggio in oriente dove Francesco visitò luoghi santi in Israele e al suo ritorno consigliò a un nobiluomo di prepararsi per accogliere Gesù nel cuore celebrandone la sua figura. A questo punto una leggenda narra che il nobile costruì una stalla con fieno, un bue e un asino. Nella notte di Natale del 1223, pastori e gente comune si radunarono nella grotta preparata da Giovanni di Greccio. Francesco chiese il permesso al papa per celebrare una Messa più intensa e partecipata, durante la quale, davanti alla mangiatoia, fu testimoniato un miracolo: un bellissimo bambino addormentato, che Francesco sembrava destare dal sonno. Il miracolo diffuse la notizia in varie regioni dell’Italia, portando benefici spirituali e fisici a coloro che vi parteciparono. Questo evento contribuì a diffondere la tradizione del presepe, con Francesco che aveva voluto ricreare l’atmosfera del primo Natale in un bosco dell’Appennino.    In realtà sappiamo dagli studi di Giuseppe Schippa che la figura di Francesco d’Assisi insieme a quelli di Chiara e di Maria Maddalena è stata completamente e volutamente modificata nel corso dei secoli.

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